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Gruppo Edicom

 

direttore Salvo Bella         
       
 

Commissariato Polizia LegnanoUn corvo svela che al Commissariato di Polizia di Legnano mi spiavano: mentre si parlava delle minacce ricevute per il mio libro “Yara, orrori e depistaggi”, infatti, il 22 gennaio 2015 qualcuno registrò a mia insaputa il mio “confronto” col vice questore aggiunto dott. Francesco Anelli, al quale contestavo di avere scritto falsamente che m’ero appropriati ventimila euro destinati alle indagini sulla morte della ragazza di Brembate di Sopra.

 

La registrazione è stata portata a mia conoscenza da un anonimo, memorizzata in una schedina lasciata nella mia cassetta della posta. Fu effettuata il 22 gennaio 2015 intorno alle 12,30 all’ufficio armi del Commissariato, dove lo stesso mi aveva invitato a presentarmi con una lettera curiosamente spedita a un indirizzo diverso dalla mia abitazione e recapitatami dalla persona che l’aveva ricevuta per errore. Quel giorno mi fu comunicato un provvedimento riguardante una pratica per la mia sicurezza personale, che il dirigente del commissariato aveva istruito comunicando informazioni non veritiere, concludendo che le minacce a me pervenute fossero scaturite da un mio comportamento professionale deontologicamente scorretto (i ventimila euro di cui non sapevo alcunché) e che la ricezione di un proiettile pervenutomi per posta non costituisse pericolo. Tali argomentazioni erano state da me nettamente respinte in un esposto al questore di Milano e in una comunicazione al prefetto Francesco Paolo Tronca. Sulla provenienza del proiettile non è stato ancora possibile far luce.

Quale occasione migliore dell’incontro diretto per avere spiegazioni? Il 22 gennaio 2015, infatti, il vicequestore aggiunto dott. Anelli, tempestato dalle mie rimostranze, ammise candidamente “è stato un errore e appena l’ho saputo ho provveduto a rettificarlo”.

La vicenda, tuttavia, è rimasta e resta ancora oscura. A complicarla spunta ora il misterioso corvo, qualcuno che, avendone la disponibilità, ha curato di farmi pervenire la registrazione di quella conversazione, della quale conoscevo ovviamente il contenuto, essendo stato uno degli interlocutori. La registrazione di una conversazione da parte di alcuno dei partecipanti è un diritto, del quale non si discute, tranne che, tenuto conto del luogo in cui è stata effettuata, non debba essere eventualmente ritenuta una intercettazione ambientale. Apprendere però adesso che quel giorno in Commissariato mi spiavano registrando ciò che dicevo (quasi che fossi una persona sospettata di delitti) è tragicomico; evidentemente non bastava che fossi stato perseguitato per avere scritto un libro sui depistaggi messi in atto nelle indagini su Yara Gambirasio, ma dovevo essere tenuto sotto stretto controllo, come un eversivo….

7 - CONTINUA