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Gruppo Edicom

 

direttore Salvo Bella         
       
 

Libro di Salvo Bella: dubbi sulla data della morte di Yara.Yara Gambirasio era forse viva fino al 10 gennaio 2011, due mesi e mezzo dopo la sparizione misteriosa, avvenuta a Brembate di Sopra il 26 novembre 2010. Può essere più di una ipotesi, pur smentita debolmente dagli esiti dell’autopsia, perché ad affermarlo sono stati i più alti inquirenti che indagavano sull’inquietante caso. Sarebbe solo una importante conferma, perciò, la foto satellitare, presentata al processo d’appello, dalla quale sembra che il 24 gennaio 2011 il cadavere della ragazza non fosse a Chignolo d’Isola nel campo dove fu poi ritrovato il 26 febbraio.

La questione del giorno della morte di Yara è entrata tardivamente nella vicenda giudiziaria, proprio da una settimana, nel processo d’appello che si celebra a Brescia per decidere dell’ergastolo inflitto in primo grado a Massimo Bossetti. La sentenza in discussione si basa sulla “certezza” che la ragazza fu uccisa subito proprio nel campo di Chignolo, ma fa acqua da molte parti e suscita enormi interrogativi.

Il “giallo” era stato documentato nel libro “Yara, orrori e depistaggi”, una inchiesta del giornalista Salvo Bella pubblicata a febbraio del 2014. Il libro evidenziava che il 10 gennaio 2011 il questore Vincenzo Ricciardi aveva dichiarato “Noi lavoriamo perché vogliamo riportare a casa Yara viva, e ci riusciremo, basta un pizzico di fortuna”. La stessa cosa aveva detto un mese prima il procuratore aggiunto di Bergamo Massimo Meroni.

Nonostante tali evidenze sorprendenti, al dibattimento in Corte d’Assise non furono chiesti lumi a Bella e soprattutto ai due alti inquirenti, le cui dichiarazioni non sono state mai smentite.

La battaglia in corso in secondo grado da parte della difesa di Massimo Bossetti, che punta ora sull’immagine rivelatrice del satellite WorldView-1, manca dunque, tuttora, di quegli elementi probatori rivelati da un giornalista più di tre anni e mezzo fa, che non essendo entrati nella sentenza di primo grado resteranno fuori, sorprendentemente, anche da questo secondo processo.