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querela Brescia

Rigoroso ma col sorriso, una carriera ed esperienze autorevoli, Enrico Fischetti, il presidente della Corte d’Assise d’appello che sta giudicando a Brescia il muratore Massimo Bossetti per la morte di Yara Gambirasio, è stato suo malgrado protagonista di una guerra fra toghe. Aveva ragione: secondo il Consiglio di Stato, era stato scavalcato infatti dal Csm con un “evidente difetto di trasparenza e linearità”. Ci sono sentenze importanti nella sua storia professionale, che non è stata scalfita nemmeno da una recente denuncia per falso e frode processuale, subito ritenuta infondata.

Tra i processi noti nei quali ha giudicato più recentemente c’è stato quello di appello contro Claudio Giardiello, l’imprenditore che il 9 aprile 2015 uccise al palazzo di giustizia di Milano, a colpi di pistola, un magistrato, un avvocato e un coimputato. La Corte presieduta da Enrico Fischetti ha confermato il 9 giugno la condanna all’ergastolo.

Dieci anni fa, il giudice aveva presieduto la Corte d’Assise che il 16 maggio 2007,  in primo grado, condannò all’ergastolo Gugliemo Gatti, che il 20 luglio 2005 uccise e fece a pezzi gli zii Aldo e Luisa Donegani. Nel 2008 la stessa Corte condannò all’ergastolo il marmista Bruno Lorandi per avere strangolato in casa la moglie Clara Bugna; una vicenda criminale rimasta tuttavia con molti lati oscuri: vent’anni prima l’uomo, infatti, era stato accusato di avere ucciso il figlioletto di dieci anni ma era stato assolto.

Tutti assolti per la strage terroristica, ma erano colpevoli

Brescia Oggi - Strage Piazza della LoggiaLa sentenza più clamorosa che porta la firma di Enrico Fischetti come presidente di Corte d’Assise, sempre a Brescia, è quella per la strage di Piazza della Loggia, nella quale il 28 maggio 1974 durante una manifestazione contro il terrorismo morirono otto persone e centodue rimasero ferite. Il 16 novembre 2010 i giudici assolsero per insufficienza di prove i cinque imputati, sentenza confermata il 14 aprile in appello. Due degli imputati, però, il 22 luglio 2015 furono riconosciuti poi colpevoli e condannati all’ergastolo. La sentenza è stata confermata definitivamente dalla Cassazione il 20 giugno di quest’anno.

Ingigantito il dna attribuito a Massimo Bossetti

Dopo più di quarant’anni in magistratura, ora il presidente Enrico Fischetti si trova ad affrontare uno dei casi giudiziari più controversi degli ultimi cinquant’anni. Non si tratta di terrorismo né di stragi, ma della morte misteriosa di Yara Gambirasio e della sorte di un muratore, Massimo Bossetti, finito già all’ergastolo con modalità oggettivamente scandalose: 1) prima un arresto facendolo inginocchiare davanti alle telecamere e la diffusione immediata del filmato che aveva solo l’effetto di osannare una attività di indagine curiosa con spese faraoniche e l’esigenza di una risposta, pur tardiva nel tempo, che due ministri degli Interni, Roberto Maroni e Angelino Alfano, andavano sollecitando dal 2010, quando sparì Yara Gambirasio, per quietare l’opinione pubblica allarmata; 2) quindi una detenzione prolungata respingendo le innumerevoli richieste di remissione provvisoria in libertà in mancanza di sentenza definitiva; 3) poi ancora un dibattimento in primo grado con spettacolarizzazione di mezzi da parte dell’accusa - alcuni anche fasulli, molti inopportuni per l’accertamento della responsabilità eventuale - che non ha precedenti nella storia giudiziaria; 4) quindi ancora una condanna all’ergastolo passando per intoccabili “verità scientifiche” sul dna che esistono solo nella mente di taluni periti ma sono contrastate da scienziati che la pensano in modo opposto e comunque lasciano allibiti quanti ancora credono fermamente nelle prove, che in questo caso mancano oppure escludono la colpevolezza dell’imputato, risultanti da indagini di tipo tradizionale.

Il processo d’appello può sembrare difficilissimo. In realtà non è facile, perché vi si è trovata contrapposta una difesa per nulla rassegnata, con due avvocati, Claudio Salvagni e Paolo Camporini, che giustamente si ostinano a insistere nei dubbi sull’attribuzione a Bossetti delle tracce di dna rilevate sugli slip di Yara Gambirasio, stranamente ingigantite rispetto ad altre più abbondanti e non controverse che portano direttamente ad altre persone, una bene identificata e altre ignorate.

Una buccia di banana poteva fare scivolare

Nel sistema giudiziario italiano è diffusa la tendenza a recepire pari pari le tesi accusatorie trascurando quelle, non meno serie, anzi, della difesa. Il presidente della Corte d’Assise d’appello di Brescia, tuttavia, non è magistrato che si lasci impressionare. Egli stesso in aula, respingendo la richiesta della difesa di proiettare un filmato, ha detto “la Corte non si lascia suggestionare”; e c’è, senza discussione, da credergli. Il fatto che Enrico Fischetti è stato per diversi anni giudice a Bergamo (componente di collegio, giudice istruttore e presidente dei gip), nello stesso palazzo di giustizia che ha arrestato e accusato Bossetti, non significa che potrebbe sposarne chissà per quali ragioni l’accanimento contro Massimo Bossetti.

Il giudice Fischetti è noto anzi per avere sollevato una questione al Consiglio superiore della magistratura ritenendo di essere stato esautorato ingiustamente nella procedura di nomina a presidente del tribunale di Brescia, una vicenda di guerra fra toghe che è purtroppo assai diffusa. Contrario ai sistemi di lottizzazione, aveva pienamente ragione, che gli è stata ripetutamente riconosciuta. Buon segno, che fa apprezzare l’autonomia di un magistrato rispettabile.

Nella storia del presidente Fischetti c’è stata anche una buccia di banana che, solo per dovere di cronaca, merita notizia: una querela dell’11 novembre 2016 per falso ideologico e materiale, frode in processo penale e depistaggio, favoreggiamento personale, in concorso con altri magistrati di Brescia. Se la querela fosse andata avanti, oggi la Corte d’Assise d’appello che giudica Bossetti avrebbe una composizione diversa. Va subito detto tuttavia che tale querela, presentata da Donato Pistillo, 41 anni, non ha avuto alcun seguito, anzi a tempo di record è stata ritenuta infondata. Questo, però, è un altro argomento.