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Gruppo Edicom

 

direttore Salvo Bella         
       
 

La rivista “Il delitto” (www.ildelitto.it) di politica, cronaca, prevenzione e repressione del crimine è stata oscurata fino alle ore 8,40 di stamani subito dopo la pubblicazione dell’articolo del giurista Arles Calabrò Yara e il Dna: fra regole ed eccezioni, permane il sospetto che Massimo Bossetti sia stato incastrato da qualcuno. Anche il 13 ottobre “Il delitto” era stato reso irraggiungibile subito dopo la pubblicazione dell’intervista al giudice Gennaro Francione e al biologo e genetista forense Eugenio D’Orio nell’articolo Inutilizzabili contro Bossetti le tracce di Dna. “No ai processi indiziari: Voltaire si rivolta nella tomba!”. Oggi appare perciò più evidente il sospetto dell’intromissione di qualche oscura mano. La società Shellrent Srl di Vicenza, che cura l’hosting del sito, allora come adesso informata, non ha fornito alcuna spiegazione. Deficienze tecniche, pirateria, sabotaggio, intimidazione? In attesa di far luce su tali oscuri attacchi, che pregiudicano o impediscono la diffusione di pubblicazioni in regola con le leggi, "Il delitto" assicura lettori, amici e collaboratori che intende tutelare in tutte le sedi il diritto all’informazione ricercando liberamente verità, anche le più scomode, sui delitti.

ALLE ORE 9,38 LA SOCIETA' SHELLRENT HA FORNITO, SENZA ALTRE SPIEGAZIONI, QUESTA RISPOSTA ESILARANTE: "Attualmente il sito ci risulta correttamente funzionante, la preghiamo di verificare nuovamente tramite modalità in incognito il tutto". Da un incognito all'altro non c'è da stare allegri.