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Gruppo Edicom

 

direttore Salvo Bella         
       
 

proiettileL’aggressione selvaggia al giornalista Daniele Piervincenzi ad Ostia è il risultato di una escalation allarmante di minacce che sono diventate ormai una prassi. Il ministro degli Interni Marco Minniti ha esultato per il rapido fermo dell’aggressore, ma si richiede che cambi la linea disponendo che prefetti e uffici di polizia non impediscano più che i cronisti di nera circolino armati per la loro difesa personale.

Sono almeno 256, secondo Ossigeno per l’Informazione, i professionisti minacciati; ma il numero è in realtà molto più alto poiché spesso si rinuncia a denunciare i reati, non potendo confidare nei tempi, estremamente lunghi, della giustizia.

L’aggressione di Ostia avrebbe potuto avere conseguenze tragiche, per la violenza inaudita anche per contesto pericoloso di mafia nel quale si è verificato.

Nel tempo i governi hanno reso inefficace una circolare che disponeva, in presenza dei requisiti di buona condotta, il rilascio del porto d’armi per difesa a specifiche categorie di cittadini, fra le quali quella dei giornalisti di professione specializzati di cronaca nera e giudiziaria, ritenuti a rischio elevato per il solo fatto dell’attività svolta. Negli ultimi anni è intervenuto invece l’indirizzo governativo - che non trova alcuna spiegazione -  di assoggettare la licenza, anche per i giornalisti, all’effettiva esistenza di elevato rischio per la sicurezza personale, affidato all’esclusiva valutazione dei prefetti, che a loro volta uniformano pedissequamente il parere a quello che viene espresso da uffici di polizia periferici, spesso abituati solo a dar la caccia a ladri di polli e non sempre in grado, perciò, di valutare correttamente.

Un commissariato ha persino ritenuto scandalosamente che ricevere minacce e un proiettile inesploso per posta non costituisce pericolo e l’ex vice ministro Filippo Bubbico ha avallato questa esilarante conclusione senza nemmeno spendere due righe di motivazione.  Molti giornalisti di professione si  trovano oggi nella difficilissima situazione di aver negato dopo quarant’anni il rinnovo della licenza con l’assurda motivazione “non ha bisogno di circolare armato”, pur con una storia recente e attuale di lavoro svolto su temi e fatti criminali di straordinaria gravità.

Ciò equivale a mettere il bavaglio o a smussare le penne, mentre le organizzazioni mafiose proliferano in tutta Italia, gli episodi di corruzione nella pubblica amministrazione dilagano e si registrano sempre delitti efferati che determinano divisioni nell’opinione pubblica e comportamenti aggressivi da parte di facinorosi che prendono di mira magistrati e giornalisti.

C’è da sperare che il ministro Minniti alle parole di conforto faccia seguire disposizioni urgenti perché ci venga restituito il diritto di difenderci senza dover fare salamelecchi a commissari sprovveduti.