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Gruppo Edicom

 

direttore Salvo Bella         
       
 

Massimo BossettiGli attacchi in corso contro la conferma dell’ergastolo a Massimo Bossetti, ritenuto autore dell’omicidio di Yara Gambirasio, rientrerebbero in un piano eversivo di discredito della magistratura, ordito da una trentina di persone inguaiate in problemi con la giustizia, che cercano in tal modo, spacciandosi per vittime, di guadagnare solidarietà via internet. Tra i fomentatori della grave campagna di odio verso le istituzioni si annidano anche pregiudicati e soggetti in attesa di espiare la pena per condanne subite.

Chi sono i loschi figuri che cospirano anche in riunioni segrete

I cosiddetti innocentisti o bossettiani sono sparpagliati in alcuni gruppi di Facebook gestiti in varie regioni e raccolgono sostanzialmente poche centinaia di persone, molte inconsapevoli di essere state irretite in un giro sporco alimentato da molteplici interessi. Interagiscono usando prevalentemente identità false, attraverso le quali conducono campagne diffamatorie, anche singolarmente attraverso le pagine personali, prendendo di mira a orari prestabiliti numerosi obiettivi, inclusi in una lista nera di soggetti indicati come autori o sostenitori di malagiustizia.

 

Da accertamenti in corso è emerso che ispiratori e coordinatori sono loschi figuri con precedenti penali o procedimenti in corso, pedofili, ex battone, psicopatiche sottoposte in passato a trattamenti sanitari obbligatori, donne affidate ai servizi sociali e soggette a provvedimenti giudiziari a tutela di minori: poche decine di persone che difendendo Bossetti mettono le mani avanti per apparire a loro volta vittime di complotti dell’autorità giudiziaria.

Agli “assembramenti” nei gruppi via internet, gestiti in varie regioni, dalla Liguria alla Sardegna alla Basilicata, si aggiungono vere e proprie riunioni segrete nelle aree di Bergamo e Como, allietate da ragazzette disinibite di paese che si mostramo illudendosi di diventare attricette.

Un caso emblematico l’arresto di un promotore

La conferma dell’ergastolo a Massimo Bossetti in appello ha fatto cambiare opinione a molti innocentisti e soprattutto ha frammentato i gruppi: da una parte gli “amici” del principale difensore, l’avv. Claudio Salvagni, dall’altra molti che criticano aspramente le scelte difensive. In modo del tutto autonomo si collocano poche persone che, al di sopra di ogni diatriba, ed esse stesse attaccate anzi dai gruppi, si limitano a sostenere privatamente la famiglia del muratore in carcere.

Pietro PagnoncelliUn caso a sé è stato un gruppetto di innocentisti raccolti fisicamente nell’area Bergamasca. Molto agguerrito, pur senza un nome, s’è formato attorno a un imbianchino, Pietro Pagnoncelli, popolare fra gli innocentisti per essersi autodefinito “cronista del popolo”: vanta, infatti, di aver seguito in aula i processi per l’omicidio di Yara Gambirasio, in primo e in secondo grado, e di averne offerto la cronaca minuto per minuto via Facebook, compiendo personalissime valutazioni giuridiche.

Questo esercizio della professione di giornalista, ovviamente abusivo, ha del sorprendente. Pagnoncelli in effetti è stato uno dei primi sostenitori dell’innocenza di Bossetti e ha sistematicamente gridato al complotto, con linguaggio forbito compatibile col modestissimo livello di istruzione; ed ha avuto il primo momento di notorietà quando ha comprato, per 1500 euro, l’auto di Bossetti dissequestrata: per un sostegno morale, ha sempre detto, all’imputato e uno economico alla famiglia.

Claudio SalvagniPiù recente è la sua iniziativa del raduno dei “cento passi pro Bossetti”, avvenuto il 7 ottobre davanti alla stazione ferroviaria di Bergamo, con conseguenti evidenze di stampa. In testa al corteo si è posto l’avv. Claudio Salvagni. Il legale aveva sostenuto la manifestazione definendola “pro giustizia” e ha suscitato curiosità un discorso che ha tenuto parlando ai passanti attraverso un megafono. Secondo Pagnoncelli, che è pure amministratore del gruppo Fb "Bossetti libero censurato", avrebbero partecipato all’incontro un centinaio di persone, secondo fonti ufficiali una trentina, fra le quali alcuni pregiudicati.

A preannunciare il raduno alla questura di Bergamo era stata Pam Morrigan; come mai non l’organizzatore? 

cento passi per BossettiLa risposta a questo interrogativo si è avuta pochi giorni fa con la notizia dell’arresto di Pietro Pagnoncelli: l’imbianchino sapeva di avere ancora un conto aperto con la giustizia e infatti è finito agli arresti domiciliari per scontare il residuo di pena (otto mesi) di una condanna definitiva, per fatti che nulla hanno a che vedere con l’omicidio di Yara Gambirasio ma non dipingono comunque il soggetto come uno stinco di santo; e lo rivelano fra l’altro minacce che in pubblico ha continuato recentemente a rivolgere a chi critica l’operato della difesa di Bossetti. Su internet è doventata famosa la sua minaccia, più volte reiterata e all'esame dell'autorità giudiziaria, di voler tirare il collo a una signora come a una gallina. Il provvedimento restrittivo è dell'ufficio esecuzioni penali della procura della repubblica di Bergamo, la stessa che l'uomo attacca da anni per avere accusato Bossetti dell'omicidio di Yara Gambirasio.

L’arresto, effettuato dai carabinieri di Capriate San Gervasio, dove Pagnoncelli vive, ha suscitato scalpore nei gruppi bossettiani e anche in quanti sapevano del retroscena ed erano pronti a gridare al complotto dipingendo Pagnoncelli come un’altra vittima sacrificale, uno colpito per avere difeso un innocente. Ecco un chiaro esempio di ciò che si può celare dietro le campagne in difesa di Bossetti. Ma è stato lo stesso arrestato a dire al giornale “La Martesana” che è una vicenda vecchia e Bossetti non c’entra, così sbilanciando i propri sostenitori, rimasti inebetiti e muti.

Le minacce contro il Pm Ruggeri e il presidente Fischetti

Una indagine prende di mira una trentina di persone che associate fra di loro commettono vari reati e istigano a compierne. Parole di disprezzo - mentre si esalta l’avv. Salvagni - vengono scritte nei confronti del sostituto procuratore della repubblica Letizia Ruggeri, che com’è noto ha diretto le indagini sull’omicidio di Yara Gambirasio riuscendo a scoprire il presunto assassino, contro il quale ha sostenuto al processo l’accusa. Fra i magistrati insultati c’è il presidente della Corte d’Assise d’appello di Brescia Enrico Fischetti, che ha confermato l’ergastolo a Bossetti. Non mancano però anche professionisti, come la criminologa Roberta Bruzzone, e il giornalista Carmelo Abbate, ripetutamente minacciati anche di morte. Vengono usate parole come “assassini”, “uccideteli”.

Carmelo AbbateA questi pesantissimi attacchi si aggiungono attualmente azioni di pirateria informatica e di molestie varie che gli innocentisti definiscono “operazioni boomerang”: consistono nella segnalazione massiva a Facebook, a orari prestabiliti, di post che indicano come “razzisti”, scelti fra quelli che nell’analizzare le motivazioni della sentenza di condanna rivelano la sussistenza di prove schiaccianti.

Polverone per montare un caso politico inesistente

Dove voglia andare a parare un piano eversivo di tal genere è difficile dirlo; al momento si ha solo contezza di reati commessi contro corpi dello Stato e di un polverone finalizzato a ingenerare confusione e dubbi sulla colpevolezza presunta di Massimo Bossetti, che la difesa non è riuscita a fare assolvere. Talune battaglie astruse sostenute in salotti televisivi “per difendere Bossetti” sono risultate squallide e sono state per questo criticate in modo duro dai giudici dell’appello.

Si assimila assai impropriamente la vicenda al caso di Enzo Tortora, vittima di uno storico errore giudiziario, cercando di trasformare il processo in un caso politico, come mai era accaduto per un delitto abominevole e per un imputato che due sentenze definiscono lurido assassino, essere immondo senza alcuna capacità di pietà umana. Lo stesso raduno alla stazione di Bergamo è stato fatto in nome di Peppino Impastato, ucciso dalla mafia il 9 maggio 1978 a Cinisi, in Sicilia: un accostamento offensivo della memoria di un uomo ricordato come un eroe.

Squallido è da definire il tentativo di sobillare l’opinione pubblica dando a intendere che si grida per difendere il popolo perché saremmo tutti in pericolo, sotto minaccia della magistratura forcaiola; quasi che altri, e non Bossetti, come da sentenze, abbiano ucciso la povera Yara Gambirasio.

Il piano è fiancheggiato da pseudo specialisti, principianti in cerca di notorietà, coinvolti anche in convegni (l’ultimo annunciato a Verona) miranti a raccogliere consensi fra professionisti, che tuttavia non partecipano in alcun modo e restano correttamente in disparte.

Non è da escludere che il perdurante protagonismo sia infine preparatorio per ingressi in campagna elettorale, sempre che non giungano altri arresti a disperdere i congiurati.

"Procure Cloaca": scampoli di attacchi eversivi sotto inchiesta

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