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Buoninconti

Trent'anni di carcere: questa è la condanna che il giudice Roberto Amerio ha inflitto ad Asti in primo grado a Michele Buoninconti per l'uccisione della moglie Elena Ceste e l'occultamento del suo cadavere. Il tribunale non ha avuto dunque dubbi sulla colpevolezza del vigile del fuoco, che fino all’ultimo ha respinto le accuse, sintetizzando la sua difesa in cinque fogli letti in aula poco prima della sentenza: "Signor giudice - ha detto - io mi trovo davanti a lei senza un motivo vero, non c'è alcuna certezza che mia moglie sia stata uccisa e la procura non può provarlo, né ora, né mai, semplicemente perché non è accaduto. Ci vogliono le prove per condannare un uomo e la procura non le ha perché non esistono, non si può trasformare a piacimento un innocente in un colpevole, tra l'altro, di un omicidio che non c'è stato".

La sentenza ha accolto invece pienamente le conclusioni del pm Laura Deodato: aveva chiesto l’ergastolo, ridotto a 30 anni per il rito abbreviato.

Elena Ceste aveva 37 anni quando sparì dalla sua casa di Costigliole d’Asti la mattina del 24 gennaio 2014. Solo il 18 ottobre il suo cadavere fu scoperto a poche centinaia di metri dall’abitazione, nascosto in un canale. Il marito Michele Buoninconti aveva indirizzato sospetti su alcuni conoscenti e raccontato che la donna soffriva negli ultimi tempi di allucinazioni, convinta di essere perseguitata. Il 29 gennaio 2015 l’uomo è stato arrestato dai carabinieri a conclusione di laboriose indagini, condotte con scrupolo: gli accertamenti sul suo telefono hanno rivelato che si trovava nei pressi del canale poco dopo la sparizione della moglie e che sui suoi abiti erano rimaste tracce della fanghiglia schizzata al momento di scaraventare il corpo nel fossato. L’accusa ha sostenuto che l’uomo ha strangolato la moglie “avendo agito con premeditazione rappresentata dall’avere programmato e pianificato il delitto con perdurante volontà omicida, frutto di ferma e irrevocabile risoluzione criminosa”.