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Gruppo Edicom

 

direttore Salvo Bella         
       
 

processi 3

Gli imputati di omicidio che si proclamano innocenti e sono andati a gridarlo nelle tv, personalmente o con i propri avvocati, sono quasi sempre risultati colpevoli e condannati;molti altri che sono stati assolti non si erano invece mai battuti davanti alle telecamere. Nel primo gruppo rientra anche Massimo Bossetti, che due Corti hanno condannato all’ergastolo. Questo “bilancio” di una semplice ricerca attraverso le cronache giudiziarie italiane recenti sorprende e può dirla lunga sui motivi, per nulla chiari, per i quali si va a cercare consensi dell’opinione pubblica, finalizzati perlomeno a gridare poi in avanti al complotto, ma anche ad altro. Chi ci guadagna? Solo avvocati.

 

Negli ultimi dodici mesi è stata riconosciuta da varie Corti l’innocenza di cittadini che s’erano limitati esclusivamente a difendersi nelle aule di giustizia. Non hanno avvertito alcun bisogno che si facesse attorno a loro da grancassa, talché restano tuttora persino sconosciuti tranne che negli ambiti locali dove vivono.

Avvocati che lavorano senza fare schiamazzi

Erano del tutto sereni, sapevano cioè di potere smontare l’accusa di omicidio o che non c’era nemmeno un soldo di prova a loro carico. Erano innocenti, com’è stato appunto riconosciuto.

La semplice tabella elaborata da “Il Delitto” evidenzia almeno dieci casi di veri innocenti che non avevano avuto bisogno di difese in salotti televisivi e sono stati assolti. Ci troviamo Antonino Romano (vittima Antonino Stracuzzi a Messina), Massimiliano Prosperi (Sesto Corvini a Roma), Antonio Verrino (Michele Mustara a Catanzaro), Daniela Poggiali (Rosa Calderoni a Ravenna), Domenico Marando (Roberto Romeo a Torino), Angelo Massaro (Lorenzo Fersurella a Catanzaro), Domenico Papalia (Antonio D’Agostino a Roma), Giorgio Pianoforte (Salvatore Padovano a Taranto), Gianluca Troise (Luigi Felaco a Napoli), Alessandro Bulgarella (Uwadia Boise a Trapani). Ma è possibile aggiungerne molti altri. Tutti si sono proclamati innocenti, nessuno è stato difeso in tv, tutti sono risultati e sono innocenti.

Indagati a caccia dei cronisti per gridare “al lupo!”

Gli imputati la cui innocenza è stata sostenuta invece nei salotti televisivi sono diventati famosi, ma sono risultati tutti colpevoli. I proclami pubblici, i dibattiti prima della sentenza, le “prove” davanti alle telecamere non sono serviti a nulla. Va dato atto che unica eccezione è stato Raffaele Sollecito, la cui innocenza era stata sostenuta anche in tv ed è risultato definitivamente estraneo all’omicidio di Meredith Kercher.

Vero è che ad andare appresso ai protagonisti di vicende criminali sono i cronisti; ma in molti casi, all’inverso, sono stati proprio gli indagati a cercare i giornalisti e i video per sbraitare. Ricordate Michele Buoninconti? Mentre si cercava a Costigliole d’Asti la moglie Elena Ceste, sparita all’improvviso in circostanze assai sospette, si esponeva affannosamente alle telecamere per dare addosso ai carabinieri, colpevoli secondo lui di sospettarlo invece di seguire le tracce che buffamente andava indicando contro altri.

L’elenco degli altri indiziati che gridavano nelle tv “al lupo” e invece erano colpevoli? Alberto Stasi, fidanzato addoloratissimo di Chiara Poggi, massacrata in casa a Garlasco, è colpevole: 16 anni di carcere. Annamaria Franzoni, madre sconvolta per l’uccisione del figlioletto Samuele Lorenzi in casa a Cogne, 16 anni. Salvatore Parolisi, il militare che in mutande cercava al parco giochi la moglie Stefania Rea appena assassinata vilmente a coltellate in provincia di Ascoli Piceno, 20 anni. Antonio Logli, che s’è portata l’amante in casa subito dopo la sparizione della moglie Roberta Ragusa, secondo i giudici assassinata, 20 anni (ma la sentenza non è ancora definitiva).

Questi personaggi televisivi se la son cavata in tal modo perché la difesa si è avvalsa del rito abbreviato. Solo Bossetti s’è beccato l’ergastolo, confermato in appello, perché i suoi avvocati hanno scelto il rito ordinario; ma tant’è: i processi si allungano e le apparizioni in tv non si esauriscono. Che problema c'è?

Come nelle scampagnate con grammofoni e salsicce

Le trasmissioni, com’è normale che sia, hanno arricchito palinsesti, fatto crescere audience e incassi pubblicitari, accelerato il fenomeno di divisione fra innocentisti e colpevolisti, gente comune che non conosce un’acca di diritto ma è pronta a sbranarsi per darsi arie da paladino e a fare scorribande a sostegno di un avvocato o di un altro, come nelle scampagnate con sdraio e grammofoni ad alto volume, ad accendere fuochi per arrostire salsicce e scolare bottiglie di vino. Il popolo sovrano giudica, condanna o assolve, dà medaglie ai magistrati delle Corti o manda loro maledizioni perché asini, lobbisti, forcaioli medievali: vadano al rogo. Al rogo, anzi, vada pure Yara Gasmbirasio, che faceva schifo a vederla con quei denti. Evviva dunque le scampagnate nei terreni della giustizia?

Dall’analisi delle cronache giudiziarie e dei risultati dei processi è possibile trarre alcune conclusioni:

1) le trasmissioni televisive non hanno influito in alcun modo sul corso naturale dei processi; 2) le difese in tv non hanno reso nulla a imputati che si dichiarano innocenti; 3) gli imputati veramente innocenti non sono stati mai difesi dagli avvocati in salotti televisivi; 4) dai processi in tv, inutili per gli interessi degli imputati, hanno ricavato notorietà e altri vantaggi, pure economici, gli avvocati che vi hanno preso parte.